Come più volte richiamato, un settore simbolo di questa profonda crisi di sistema, è rappresentato indubbiamente dall’edilizia, fino ad oggi ancorata ad atteggiamenti troppo spesso speculativi ed invasivi verso il suolo (vedi post “Consumo
ditraingolo_sostenibilitc3a0 suolo: il cancro che divora il Bel Paese”), agli antipodi dei capisaldi della sostenibilità e troppo spesso, fino ad oggi in mano al malaffare ed alla malavita organizzata. Un settore quello dell’edilizia che potrebbe costituire oggi una grandissima “convergenza tecnologica” ed al quale si richiede, per la sua rinascita, di dare risposte fondamentali in termini di conduzione economica degli edifici, sia nel settore residenziale, auspicato e studiato anche in un recente Rapporto di Legambiente (vedi post ““Tutti in classe A”: da Legambiente un auspicio per l’edilizia italiana“), che nell’ambito dei edifici artigianali ed industriali, impegnati nella ricerca con tutti i mezzi di nuove competitività ed economie di esercizio, che pur vedendo come priorità l’efficientamento dei processi non possono prescindere da questo aspetto. Un aspetto quello della efficienza energetica che sta trovando ancora impreparato, un mercato immobiliare, che denuncia ancora una forte inerzia a inserire questo sempre più fondamentale parametro, al vertice della valorizzazione di un immobile, come hanno dimostrato numerose recenti indagini e come ho trattato anche nel post “Efficienza energetica in ambito immobiliare: non è ancora percepita in tutto il suo valore“.
Si tratta di un passaggio anche culturale, che la crisi che viviamo ci sta prepotentemente mettendo all’attenzione ed aiutando a percepire, anche dal momento che entro il 2020 sarà obbligatorio nel nostro Paese, che le case unifamiliari di nuova costruzione raggiungano un consumo energetico quasi zero, le cosiddette NZEB (Near Zero Emission Building). Una condizione che porrà sempre più prepotentemente all’attenzione il modello di “Casa classiPassiva”, in costante ascesa anche nel nostro paese se si pensa ad un modello di far scendere di oltre 12 volte i pesantissimi consumi della classe energetica G (180 kwh/m2 anno ed oltre) dove è collocato oltre il 60% degli immobili italiani o le classi F e G che raggruppano oltre il 90% degli stessi immobili. Vediamo di riepilogare meglio cosa si intenda veramente per “Casa Passiva”. Si tratta in sostanza di edifici che rispondono contemporaneamente a quattro grandi ambiti funzionali di efficienza, confort, economicità dei consumi ed ecologicamente.
Il fondamentale isolamento termico di pareti ed infissi, le case passive riescono ad usare in modo efficiente il calore solare e le fonti di calore interne senza dover ricorrere ai sistemi di riscaldamento convenzionali. Si tratta di edifici prefabbricati, costituiti prevalentemente in legno, con altri materiali per le coperture, le rifiniture o gli isolamenti. Una Casa Passiva per fregiarsi di tale titolo si deve dotare di una certificazione, che è quella riconosciuta dal “Passive House Institute di Darmstadt” (Germania) (Tale certificazione richiede il rispetto di una serie di impegnativi parametri come:determinati parametri:
- Consumo di energia primaria annua inferiore a 120 kWh/mq
- Riscaldamento inferiore a 15 kWh/mq annui
- Tenuta dell’aria di n50 ≤ 0,6/h
- Trasmittanza (quantità di calore scambiato da un materiale o un corpo) U=0,15 W/m2K per pareti opache e U=0,8 W/m2K per pareti finestrate
Sia per il conseguimento della certificazione, che nella progettazione viene utilizzato il Passive House Planning Package (PHPP) uno strumento di disegno basato su un foglio di calcolo, che permette di valutare in ogni fase, l’efficienza energetica dell’edificio In realtà, la prima metodologia di certificazione energetica applicato all’edilizia è stato CasaClima, presentato nel 2002 in risposta alle direttive dell’Unione Europea, che seguirono al Protocollo di Kyoto. Anche CasaClima è orientata al risparmio energetico, ma con una classifica per fasce di consumo, identificando le classi energetiche Oro, A, B, C, D, E, F. Dove:
- CasaClima Oro – Fabbisogno energetico inferiore di 10 kWh/m²a/Casa da 1 litro.
- CasaClima A – Fabbisogno energetico inferiore di 30 kWh/m²a/Casa da 3 litri.
- CasaClima B – Fabbisogno energetico inferiore di 50 kWh/m²a/Casa da 5 litri.
Si tratta di una classificazione effettuata in base ai litri di gasolio o ai mq di gas utilizzati annualmente. In sostanza la certificazione Passive House si rivela perciò più dinamica ehome_energy_auditdettagliata, prevedendo analisi come il Blower-Door-Test (schematizzato nella immagine a destra), una metodologia che permette di misurare l’ermeticità di un edificio dopo aver imposto una determinata differenza di pressione tra interno ed esterno. Un metodo che permette di scoprire “le perdite d’aria” dell’involucro edilizio e di valutare il flusso (o tasso) di ricambio dell’aria. Ovviamente valori bassi (infiltrazioni d’aria inferiori) sono preferibili. Un metodo che, insieme alla termografia, può essere realizzato e ripetuti in ogni fase. Non si rimarca mai abbastanza, come una casa passiva abbia dei vantaggi che vadano ben oltre quelli energetici che già la contraddistinguono fortemente dall’edilizia tradizionale, ma impattano fortemente sulla sicurezza e sul rischio sismico, altra grande problematica tipica del nostro paese, grazie alla grande elasticità delle strutture utilizzate. Inoltre le nuove abitazioni, che come detto fanno un grande uso di legno ma anche di materiali importanti come l’acciaio, oculatamente utilizzati, anche di biomateriali, utilizzanti materiali che affondano le loro origini nella nostra cultura e nelle nostre origini (vedi post “Bioarchitettura e “costruire e ristrutturare sostenibile”: ecco il biomattone fatto di “antichi” e versatili materiali“). A livello costruttivo poi, gli enormi passi avanti fatti nel campo della prefabbricazione, consentono di eseguire le varie fasi di progettazione e realizzazione con modalità precise e scrupolose, con gran parte del lavoro effettuato in stabilimento, incrementando notevolmente il livello qualitativo, oltre a semplificare e rendere più pulito e sicuro il cantiere. Un contesto di mercato, quello delle Case Passive, che permette alle aziende del settore con un consolidato knowhow, in un momento di grave crisi dell’edilizia tradizionale, di sostenere la concorrenza anche di chi si improvvisa, riuscendo a tagliarsi uno spazio, finalmente reso possibile da un riassetto della normativa italiana, proveniente da anni di caos, che può permettere iter e percorsi decisamente più certi verso un nuovo tipo di offerta. Si tratta infatti di edifici che propongono una nuova filosofia dell’abitare, che oltre ad avere una impronta ecologica ed economica decisamente più leggera, riesce a fornire prestazioni di comfort davvero molto elevate. In sede di studio preliminare infatti, propedeutico alla progettazione, vengono esaustivamente analizzati aspetti come il contesto in cui la casa sarà inserita, con la valutazione di tutti gli aspetti, dalla climatologia della zona, fino ad alberi o edifici in grado di ombreggiare, punti di partenza importanti per coniugare e dare le risposte più adeguate ai desideri del cliente ed agli usi più sostenibili e più economici, con l’obiettivo di conseguire la cosiddetta “Casa Bio-climatica”, in grado di ricordarci che gli elevatissimi standard di benessere e di confort, possono essere conseguiti solo attraverso un adeguato ed oculato inserimento nell’ambiente. Davvero una autentica riconversione in chiave energetica, quella che attende la nostra edilizia, con vantaggi importanti che sono stati anche stimati da un recente studio congiunto di Legambiente e Fillea CGIL, dal titolo molto eloquente “Costruire il futuro” (vedi post ““Costruire il futuro”: Il nuovo Rapporto Fillea-Cgil/Legambiente per l’efficienza energetica in edilizia con 600mila nuovi posti di lavoro”) secondo il quale si stimerebbero ben 600.000 nuovi posti di lavoro nel periodo 2014-2020