Proprio nel segno e a sostegno dell’efficientamento energetico degli edifici, unica vera strada per rilanciare l’intero settore edilizio, importante la recente approvazione, da parte del Ministero dello sviluppo economico, del Piano d’azione nazionale per incrementare gli edifici a energia quasi zero (Nearly Zero Energy Buildings – NZEB) (vedi post “Case passive: un fondamentale tassello per rifondare una edilizia “sostenibile”), atteso adesso solo dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
Un Piano importante la cui predisposizione era già stata prevista dal Dlgs 192/2005 (comma 2, articolo 4-bis), proprio per incrementare la diffusione degli edifici a energia quasi zero entro il 31 dicembre del 2014, modificato dal decreto legge 4 giugno 2013, n. 63, di recepimento della direttiva 2010/31/Ue (anche nota come EPBD2).
Si tratta di un documento molto importante, elaborato da un gruppo di lavoro composto da Enea, RSE e CTI, il quale si struttura sui seguenti punti cardine:
- applicazione della definizione di edifici a energia quasi zero alle diverse tipologie di edifici e indicatori numerici del consumo di energia primaria, espresso in kWh/m² anno;
- costi connessi alla realizzazione degli edifici a energia quasi zero;
- una panoramica sul parco immobiliare nazionale;
- le politiche e le misure finanziarie o di altro tipo previste per promuovere gli edifici a energia quasi zero, comprese le informazioni relative alle misure nazionali previste per l’integrazione delle fonti rinnovabili negli edifici, in attuazione della direttiva 2009/28/Ce;
- la stima dei potenziali di risparmio raggiungibili nel periodo 2015-2020, nell’ipotesi che, degli edifici esistenti soggetti a riqualificazione energetica, a ristrutturazione importante o di nuova realizzazione, una percentuale dell’1% per anno consegua i requisiti degli NZEB.
Molto precisa nel nuovo piano anche la individuazione delle tipologie di intervento relativo al fondamentale ambito delle ristrutturazione, anche a fronte del grandissimo gap da recuparare in termini di efficienza del nostro patrimonio edilizio, così articolate:
- cappotto esterno;
- isolamento del tetto dall’intradosso;
- isolamento del primo solaio dall’intradosso;
- isolamento dell’ultimo solaio dall’estradosso;
- sostituzione dei serramenti;
- caldaia a condensazione in edifici monofamiliari;
- caldaia a condensazione in condomini con impianto centralizzato;
- caldaia a condensazione in condomini con impianti autonomi;
- impianto solare termico;
- impianto solare fotovoltaico;
- pompa di calore elettrica di tipo idronica;
- impianto di climatizzazione ad espansione diretta;
- pompa di calore ibrida (espansione diretta e idronica);
- scaldacqua a pompa di calore;
- impianto di emissione a ventilconvettori;
- valvole termostatiche;
- ripartitori di consumi.
Un documento, scaricabile al link seguente, davvero di grandissima rilevanza che effettua una accurata radiografia del patrimonio edilizio nazionale sia per gli edifici residenziali che per l’altrettanto vasto universo di quelli non residenziali, composti da terziario (GDO, commercio, turistico-ricettivo, PP.AA. etc.), A seguire due estratti dal piano che inquadrano il patriomiono edilizio residenziale italiano, con una grande concentrazione di immobili costruiti costruiti nel trentennio del boom petrolifero, compreso tra il 1960 ed il 1990 e caratterizzate da altissimi tassi di inefficienza energetica.